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Ogni incontro del ciclo è stato preceduto da un laboratorio, una discussione sui temi tra giovani ricercatori, studenti e docenti italiani e svizzeri, sviluppando una partecipazione attiva e collettiva all’elaborazione delle linee di ricerca de
I Confini del Diritto.

Al link il resoconto della discussione del 05 marzo 2015

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Ph. J. Maillart, «Wachsamkeit, Gleichheit, Freiheit», 1795

Lo stato dello Stato

con
Antonio Negri
Pierangelo Schiera
Giacomo Marramao

 

12 marzo 2015
ore 17.30
Esc Atelier Autogestito
via dei Volsci 159

Video integrale della conferenza

È da circa un secolo che il pensiero politico e giuridico europeo riflette sulla crisi dello Stato. Negli anni Venti, giuristi come Carl Schmitt e Santi Romano, tentarono di restituire allo Stato la necessaria profondità storica, contro la tendenza dominante nelle scienze sociali che lo confinava nel campo strettamente giuridico e politologico. Lo Stato, in quanto ordinamento concreto, prodotto dell’attività sociale dell’uomo, andava riportato con i piedi per terra, assumendone il suo carattere relativo e variabile.

La crisi di cui si discuteva allora era riferibile a una specifica forma della statulità, lo Stato liberale di diritto. Il tentativo di far coincidere, senza residui, legalità e legittimità, di spoliticizzare la società, veniva messo radicalmente in discussione dall’irruzione delle masse nel campo della politica. Più avanti nel tempo, molte altre volte il tema della crisi dello Stato tornerà a essere centrale, sotto varie declinazioni: lo Stato sociale, lo Stato regolatore, lo Stato minimo, lo Stato nazione.

Oggi, la crisi dello Stato sembra avere assunto una tale intensità da spingere molti a mettere in discussione la stessa autonomia della sua forma e delle sue funzioni. Piuttosto che attestarci su tale constatazione, ci sembra molto più interessante chiederci cosa lo Stato sia diventato, indagando a fondo la sua disarticolazione e mettendo in campo un’analisi più complessa che ponga l’accento sulla sua “porosità”. Partendo dall’ipotesi che siamo dinnanzi a uno Stato “disaggregato”, si tratta perciò di cogliere le sue ambivalenze. Valutare la rilevanza dei processi di statalizzazione in un paesaggio profondamento mutato e le modificazioni della sovranità al di là dello Stato, è più che mai indispensabile.