Video integrale della conferenza
Il federalismo è l’accettazione di una differenza irriducibile fra la volontà del tutto e la volontà delle parti. È un modo, alternativo alla sovranità, di intendere e praticare la relazione tra più entità politiche, dove l’accento è posto sull’autonomia e sulla partecipazione diretta degli enti federati. Parallelamente alla richiesta, negata, di centralismo, si risponde con la creazione di una rete di accordi settoriali fra membri federati, in una dinamica di coordinamento delle autonomie. Lo spirito federalista si trova anche nella semantica: in Svizzera il comune, il cantone e la Confederazione sono stati considerati per molto tempo ciascuno uno Stato. Tuttavia, dove c’è più federalismo non c’è necessariamente più democrazia. Proprio l’esperienza svizzera insegna che la cessione di competenze dei cantoni alle reti intercantonali non è stata accompagnata da un’estensione democratica della compartecipazione alle scelte politiche.
La logica della sovranità, della reductio ad unum dei molti, con poche eccezioni, ha condizionato le sorti del federalismo, imbrigliandolo all’interno dei confini − epistemici e territoriali − della forma Stato. La dottrina giuridica e il pensiero politico hanno ricondotto il federalismo a una forma istituzionale determinata, lo Stato federale, e considerato quest’ultimo solo come una variante, a maggiore decentramento, dello Stato unitario. Rotto il monopolio politico degli Stati sulla società, quali margini ci sono per una reinterpretazione teorica e pratica dei sistemi federali? Le istanze di libertà e solidarietà di cui il federalismo è portatore, possono fornire delle indicazioni nell’attuale crisi europea? Quale relazione situare tra federalismo e democrazia, considerando la crisi continentale delle forme di rappresentanza e partecipazione democratica?