Video integrale della conferenza
L’America Latina ha rappresentato, negli ultimi quindici anni, un vero e proprio laboratorio. Con questa espressione intendiamo riferirci alla sperimentazione di forme politiche e costituzionali capaci di innovare la tradizione moderna e potenzialmente traducibili in altri contesti. In molti paesi, dall’Argentina al Brasile, dal Venezuela all’Uruguay, dall’Ecuador alla Bolivia, abbiamo assistito all’emergere di grandi movimenti popolari, giovanili, indigeni, che hanno favorito l’avvento al governo di esperienze di riformismo radicale se non determinato l’apertura di vere e proprie fasi costituenti. Movimenti che si sono opposti alla governamentalità neoliberale e, nello stesso tempo, hanno criticato il tradizionale “sviluppismo” di ampi settori della sinistra latinoamericana. La sperimentazione di forme di partecipazione e di controllo democratico e la costituzionalizzazione dei beni comuni ci dimostrano che in America Latina si è inaugurata una stagione di nuovo costituzionalismo, nel quale il rapporto tra il momento costituente e il costituito sembra rimanere aperto. I movimenti hanno senza dubbio favorito l’avvento al potere delle forze politiche socialiste, ma il momento elettorale non è stato assunto come un esito finale. D’altro canto, i partiti socialisti al potere, se non vogliono cadere nel ciclo della corruzione politica delle forme di governo o nella costituzione di nuove élite, necessitano di continue spinte destituenti e costituenti, in grado di determinare riaperture per la stessa azione di governo. Un dualismo, quello tra governi e movimenti, che certo non va enfatizzato. Ciò che ci interessa è comprendere, sul piano analitico e politico, quali spunti di riflessione critica e quali elementi di traducibilità il laboratorio dell’America Latina consegna all’Europa.
L’accesso alla sala è consentito fino al raggiungimento della capienza massima.
Comunicazione per l’accredito:
scienze@istitutosvizzero.it – 06 420 42 209